Valle del Sele
Oliveto Citra (Sa)
Oliveto Citra (Sa)
Di questo posto ho amato le persone e poco la gente.
Ho amato le persone che senza timore si sono avvicinate a me, superando l’iniziale fastidio e comprensibile perplessità: “Chi è quello straniero?”.
Per alcuni quel preliminare imbarazzo svanisce, abbracciando la curiosità d’un nuovo volto da conoscere, d’una nuova storia da scoprire e poter raccontare, magari.
Non come la gente: Infruttuosa moltitudine. Che dall’alto del suo castello Normanno pare un gregge stizzito e civettuolo, affamato di critiche sterili, dalle bocche piene di discorsi senza mordente. Come quella tizia che gestisce un albergo senza il minimo senso della cortesia, o quel cafoncello che alla parola gay sputa a terra disturbando tutti i santi. Quell’espressione di disgusto è forse stata l’unica vera nota stonata di questi 8 intensi giorni trascorsi ad Oliveto Citra (Sa) in occasione della 29° Edizione del Premio Sele D’Oro Mezzogiorno.
Ma ripensando alla bellezza della Valle del Sele e a tutte le meravigliose persone che ho avuto il piacere di conoscere, quel suo gretto gesto è decisamente poca cosa.
Mi hanno raccontato di loro, dei loro guai, delle loro passioni e della noia.
Quella noia di paese, che se non ci vivi in un paesino di tremila anime non puoi comprendere.
Quella che se poco poco sei debole, t’inchioda ad un tavolino d’un bar per pensionati, carte da gioco e birra alla mano.
Anche io sono cresciuto in un paesino di “poche anime”. Tremila circa. E mica tutte buone!?!
E comunque, vi confesso, che questa noia non la giustifico.
Perché ammiro quelli che la combattono sognando e quindi agendo.
Sognando di migliorare il luogo in cui si è nati e cresciuti e non come me, che compiuti i 18 anni non ce l’ho fatta e sono fuggito via. Hanno tutta la mia stima. Sincera.
E’ anche per questo motivo, e grazie a loro, che il Premio Sele D’oro ha ragione d’esistere e resiste ancora oggi, da ben 29 edizioni.
Perché quando arriva questa settimana piena zeppa di eventi, questo piccolo paesino rinasce.
A rimarcare la loro estrema gentilezza e disponibilità, quel “VOI”
Così quando gli faccio notare che, da loro coetaneo, avrei preferito del “TU”
“La gente buona è come il vento. E’ solo di passaggio” dice Kaio (Giovane volontario del Premio) rivolgendosi a Guido Martirani e Justyna Pawlowska (fotografi), ad Oliveto Citra per scattare un reportage su quest'edizione e i suoi ospiti, i suoi volti, la sua anima. Nel raccontarmelo Justyna e Guido trattengono a stento le lacrime, come dei ragazzini nostalgici alla fine d’una vacanza, quando è giunto il momento di salutare quei nuovi amici, nella speranza di riabbracciarsi presto.
E’ qui che comprendi che indipendentemente dagli ospiti illustri della politica, della cultura e dello spettacolo, dalle ore ed ore trascorse a pianificare, organizzare e riorganizzare, qualcosa di molto più grande è stato fatto. E quindi lunga vita al Sele d’Oro!
Questo Premio, lasciatemelo dire, è innanzitutto dei giovani. Quei giovani - volontari del Premio e non - che ad Oliveto Citra sono tanti, resistono e ci credono. E mi auguro che nelle future edizioni, la parola “gioventù” in questa Valle del Sele possa riecheggiare ancora più forte, raggiungendo quelle vette più alte.
Attingeremo da ciò che di buono è stato fatto in passato per poter guardare al futuro, ma non tarpiamole le ali a questa buona gioventù che E’ e deve essere forza primaria di questo Paese. Basterebbe dargli/darci un po’ più di fiducia.
E allora, solo allora, potremo finalmente dire a gran voce: “Non è un paese per vecchi!”.
p.s: Non è un addio di certo, sia ben chiaro. La 30° edizione è alle porte e un anno, si sa, passa in fretta.
Ma come disse Agrado in Tutto su mia madre: “Mi piace dire addio alle persone che amo, anche se solo per mettermi a piangere”.
❍ Foto tratte dal reportage a cura di Justyna Pawlowska e Guido Martirani online sul portale kuvaworld.com
E’ qui che comprendi che indipendentemente dagli ospiti illustri della politica, della cultura e dello spettacolo, dalle ore ed ore trascorse a pianificare, organizzare e riorganizzare, qualcosa di molto più grande è stato fatto. E quindi lunga vita al Sele d’Oro!
Questo Premio, lasciatemelo dire, è innanzitutto dei giovani. Quei giovani - volontari del Premio e non - che ad Oliveto Citra sono tanti, resistono e ci credono. E mi auguro che nelle future edizioni, la parola “gioventù” in questa Valle del Sele possa riecheggiare ancora più forte, raggiungendo quelle vette più alte.
Attingeremo da ciò che di buono è stato fatto in passato per poter guardare al futuro, ma non tarpiamole le ali a questa buona gioventù che E’ e deve essere forza primaria di questo Paese. Basterebbe dargli/darci un po’ più di fiducia.
E allora, solo allora, potremo finalmente dire a gran voce: “Non è un paese per vecchi!”.
p.s: Non è un addio di certo, sia ben chiaro. La 30° edizione è alle porte e un anno, si sa, passa in fretta.
Ma come disse Agrado in Tutto su mia madre: “Mi piace dire addio alle persone che amo, anche se solo per mettermi a piangere”.
❍ Foto tratte dal reportage a cura di Justyna Pawlowska e Guido Martirani online sul portale kuvaworld.com
Complimenti bellissimo post!
RispondiEliminaDiamola sta voce alla buona gioventù!!!
UN BACIO GIUSEPPE!